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domenica 22 gennaio 2012

Ventidue gennaio 2008, iniziava l'avventura californiana...

Piccola celebrazione, con torta da impasto californiano Wliliams-Sonoma.
Quattro anni fa, 22 gennaio 2008, eravamo sull'aereo per San Francisco, per sei mesi che hanno cambiato la nostra vita. E per il battesimo di Italiani di Frontiera...
Un'accoglienza commovente all'aeroporto da parte di Maria Fassio, oggi presidente dell'OSIA (Order Sons of Italy in America). Poi via sotto la pioggia alla volta di Palo Alto, arrivando in una casa gelida...
Il primo post pochi giorni dopo l'arrivo e dopo un "buio informatico", in attesa del collegamento Internet, che ci aveva fatto sentire davvero fuori dal mondo.
Poi il primo impatto con la Gunn High School frequentata da Alessandro e Francesca (e illustrata in questo post dalla professoressa Pola).
La Prima partita di calcio su suolo Usa di Ale, in una stagione alla fine ricca di soddisfazioni e gol. Mentre Francesca in tenuta hippie esordiva nella vita sociale scolastica con un ballo in maschera,  preceduto da... perquisizione e video che insegnava come "non si deve" ballare!.
Poi il primo impatto con l'autorità Usa, con una bella ingiunzione attaccata alla porta,  "You are Delinquent!" (vuol dire moroso, era destinata all'inquilino precedente). E con l'organizzazione della vita sociale (esaminata qui da Pola), per alcuni versi invidiabile, per altri inquietante. Sbirciando nel frattempo attorno a noi le varie curiosità di costume, come quella di Rebecca, la suora rock.
Poi l'incontro con tanti straordinari nuovi amici, su tutti la mitica Sabrina (rievocata qui al nostro ritorno), vero angelo custode della nostra avventura, oltre che amica di tutta la famiglia.
L'indimenticabile festa di compleanno per il 18 anni di Ale con un gruppo di amici incredibilmente cosmopolita (e senza un americano...)  E il ritorno a scuola, ma sui banchi, di Pola, al corso d'inglese del comune per adulti, con compagna di banco cinese ottantenne...
Sei mesi intensi, indimenticabili. Che oggi forse val la pena di ripercorrere, con questo post. Senza troppa nostalgia, perchè dopo tutto quell'avventura, iniziata proprio quattro anni fa, in qualche modo continua ancora...

lunedì 24 gennaio 2011

Tre anni fa l'avventura californiana dei Bonzi.Us per Italiani di Frontiera



Ventidue gennaio 2008: dopo quindici ore di aereo e una lunga attesa sotto l’acqua all’aeroporto di San Francisco per un transfer a Palo Alto, l’inizio della nuova vita era stato l’arrivo con valigie in un bel giardino, fradicio. Freddo, pioggia e una casa chiusa che sbirciata da fuori sembrava piuttosto spoglia. E i padroni di casa che ancora non erano arrivati, al telefono ci avevano suggerito di entrare… da una finestra! Eppure, era California…

Proprio tre anni fa e’ iniziata per i Bonzios ribattezzati all'occorrenza Bonzi.Us l’avventura di Italiani di Frontiera. Con una famiglia che per sei mesi decide di trasferirsi da Sesto San Giovanni nel cuore di Silicon Valley. Facendo salti mortali per organizzare tutto, ottenere i micidiali visti Usa, lasciare appartamento e gatti, trovare online casa, auto, scuola per i ragazzi, tutti i contatti per un progetto ancora tutto nella testa. Ma soprattutto per un piccolo azzardo. Cosa da poco, con ritorno assicurato, se confrontata a quella di milioni di italiani che prima di noi, con molti meno mezzi e senza certezze hanno rischiato tutto, col sogno di un futuro migliore, tagliandosi i ponti alle spalle e senza sapere come avrebbero affrontato il futuro.

Bilancio, riflessioni e diversi link in questo post su Italiani di Frontiera.


sabato 4 settembre 2010

Visitors 2 - Enrico Beltramini, dalla California il mitico autore di Hippie.com e amico "bacchettatore"

Serata d'eccezione a casa Bonzios, con un ospite d'eccezione, il leggendario Enrico Beltramini, docente e imprenditore a Silicon Valley, nonche' autore del bellissimo "Hippie.com. la New Economy e la controcultura californiana", nonche prezioso amico di IdF.
Per l'occasione, foto ricordo con altri due amici preziosi di Italiani di Frontiera, Gionatan Lassandro e l'onnipresente Luca Perugini, che di IdF e' pure partner.
Grande serata, con affettuose stimolanti bacchettate finali all'autore di IdF. Enrico ci si e' davvero sbizzarrito. Ma anche le critiche scomode sono preziose...

mercoledì 8 luglio 2009

Un anno fa pranzo domenicale con le famiglie di due Italiani di Frontiera doc: Siccardo e Lorenzin




Pranzo domenicale, un anno fa, i Bonzi.Us ospiti a casa Siccardo di Paolo, imprenditore genovese, e della sua famiglia, assieme ai Lorenzin. Giacomo, anche lui imprenditore, veneziano di Portogruaro, è stato pure mio compagno di liceo al Franchetti.
Cari Siccardo e Lorenzin, mica vi abbiamo dimenticato per qualche chilometro di mezzo...
Qui la galleria fotografica.


Qui il resto del post

domenica 28 dicembre 2008

L'avventura americana dei Bonzi.us in due pagine sul Giorno



Ultime notizie... edizione straordinariaaa!!!
"Da Sesto agli Usa alla ricerca di italiani di talento".
Due pagine dedicate all'avventura americana dei Bonzi.us, con foto e interviste a tutti noi, sull'edizione odierna del quotidiano Il Giorno, con richiamo nella prima pagina dell'edizione Sesto-Cinisello. Qui su Italiani di Frontiera la segnalazione e le due pagine del Giorno. 



Qui il resto del post

giovedì 11 dicembre 2008

Indicare il futuro, senza sfera di cristallo ma con un mouse. Questo signore che lavorava vicino a noi l'ha fatto, 40 anni fa



L'anniversario e' dell'altro ieri ed e' stato celebrato con un evento all'Universita' di Stanford.
Il 9 dicembre 1968, Douglas Engelbart, ricercatore visionario (oggi ha 83 anni), realizzava a San Francisco quella che e' stata definita "la madre di tutte le presentazioni". Novanta minuti indimenticabili per i mille presenti, che indicarono il futuro.
Avete presente Hal 9000, il supercomputer di "2001 Odissea nello spazio"? Cosi', giganteschi e onnipotenti, si immaginavano negli anni Sesanta i computer del futuro.
Doug sul palco indico' un'altra strada, che avrebbe potenziato non l'intelligenza artificiale in mano a pochi, ma l'intelligenza collettiva. E azzecco' quasi tutto: connettivita', ipertesti, finestre sullo schermo... in mano non aveva una sfera di cristallo ma una scatola di legno con rotelle che aveva inventato lui (dopo aver provato comandi a pedale e a... ginocchio): il mouse
Doug era stato il fondatore dell'Augmentation Research Center dello Stanford Research Institute, dove lavorava,a Menlo Park, pochi chilometri da dove abitavamo noi, a Palo Alto.
Qui Doug oggi, in un video di Wired, qui l'evento celebrativo dell'altro giorno a Stanford.

domenica 26 ottobre 2008

Us Bizarre 9 - A Google parcheggio riservato per le future mamme



Parcheggio speciale, davanti all'ingresso dell'azienda, riservato.... alle future mamme.
La foto insolita e' stata scattata davanti alla sede di Google a Mountain View. Dove l'attenzione per le esigenze dei dipendenti e' davvero particolare...

martedì 21 ottobre 2008

Us Bizarre 8 - Carburante alternativo all'odore di patatine fritte



Biodiesel innovativo ed ecologico made in Silicon Valley.
Una vecchia Mercedes alimentata ad olio vegetale da cucina di scarto. Emissioni non inquinanti ma non proprio innocue per il naso. L'odore e' quelle di patatine fritte, ovviamente...

giovedì 11 settembre 2008

Us memories 5 - Sei mesi fantastici ma con molte rinunce



Sei mesi fantastici, intensi, un concentrato di stimoli, idee e incontri indimenticabili.
Certo che non sono state vacanze. E l'elenco di cose che avremmo voluto vedere o fare, anche dietro casa, ma alle quali abbiamo dovuto rinunciare e' davvero sterminato.
Da dove cominciare? Da turisti, mai stati a Napa Valley, cuore della viticoltura californiana, a Lake Tahoe, meta turistica montana per eccellenza, ed al bizzarro Hearst Castle. Per non parlare dei musei di San Francisco: non siamo stati nemmeno al Museo del computer di Mountain View, a pochi chilometri da casa...
Avrei tanto voluto tornare ad una cerimonia religiosa con canti gospel ma abbiamo appena potuto sentirne qualcuna da fuori, dopo che Ale la domenica mattina aveva giocato a calcio... e che dire dei Pow Wow, i raduni degli indiani d'America? Neanche, uno, con lo smacco di scoprire solo il giorno dopo che ce n'era stato uno proprio alla Stanford University, a pochi minuti da casa...
Simbolo delle mie personali rinunce,  il cinema retro' nel centro di Palo Alto, riservato a film d'altri tempi. In una giornata, due film di seguito dei fratelli Marx. E io niente, ero troppo impegnato. Mi sono dovuto accontentare dell'insegna, bellissima...

venerdì 27 giugno 2008

Faggin, Ame', Cavalli Sforza: Pola tra due poli












Perfettamente a mio agio o quasi tra due miti della scienza: alla mia destra Federico Faggin, uno dei padri del microchip e alla mia sinistra Luigi Luca Cavalli Sforza, genetista di fama mondiale.
Come sempre ammicco piu' a sinistra...

L'occasione indimenticabile, una cena a casa di Dina e Adalberto Viggiano, veterani italiani di Silicon Valley, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere alla cerimonia dei diplomi della Gunn High School, dove la loro nipote Emily, figlia di Frank, ingegnere Cisco, e' stata una dei tre studenti premiati come migliori del corso fra i 400 diplomati.

lunedì 23 giugno 2008

Gradass.Us: intervistato in inglese, forse ora ho capito cosa ci sto a fare qui



Veder le cose dal di fuori aiuta. Noi tentiamo di farlo, raccontando la nostra avventura in California.
Poi capita che un imprenditore e amico (grazie Franco!) ti chieda un'intervista in inglese per il sito della Business Association Italy America, con tanto di foto e logo Italiani di Frontiera.
E che dalle risposte finalmente cominci io stesso a capire che ci sto a fare qui.
Qui il link al post su Italiani di Frontiera che rimanda all'intervista.
Di seguito la traduzione in italiano.

Ecco il testo dell'intervista.

- Un paio di mesi fa ho ricevuto una email da Roberto Bonzio che mi chiedeva un'intervista. Roberto mi diceva che era qui a Silicon Valley per alcuni mesi per un progetto sugli italiani.
Dopo poche email abbiamo fissato un appuntamento e pochi giorni dopo ci siamo incontrati nel mio ufficio. Abbiamo parlato per due ore delle mie esperienze negli Usa e della mia azienda, Novedge. Un paio di giorni dopo Roberto ha pubblicato l'intervista sul suo blog, Italiani di Frontiera. L'ho letta e sono rimasto stupito nello scoprire quanto Roberto fosse stato capace di cogliere dalla nostra chiacchierata. Malgrado avesse preso pochi appunti, aveva capito tutti i particolari del nostro sistema online e delle nostre strategie, cosi' come i punti di forza e di debolezza della nostra azienda.
Impressionato dalle capacita' professionali di Roberto, sono diventato un avido lettore del suo blog, scoprendo una miniera di articoli, storie e persone interessanti. Pur non essendo io stesso un giornalista, ho voluto restituire il favore a Roberto invitandolo cosi' ad essere intervistato sul blog di Baia. Ecco le mie domande e le sue risposte.
- Roberto ci puoi dire qualcosa di te e della tua professione?

Sono nato a Mestre Venezia, ho iniziato a lavorare cone cronista al quotidiano di Venezia Il Gazzettino, come mio nonno Roberto, mio padre Giovanni "Gibo" e oggi mio fratello Giampaolo. Nel 1986 sono andato al Giorno, quotidiano nazionale di Milano, passando a Reuters nel 2001. Essere intraprendente ed anticonformista spesso non e' d'aiuto, lavorando in Italia, anche nei media. Ho avuto piu' occasioni con reportage in giro per il mondo per delle riviste. Poi ho trovato in Reuters una fantastica occasione per del buon giornalismo ed una prospettiva internazionale. E nel web l'ambiente ideale per la mia disordinata curosita'. Che va dai film (mi sono laureato all'Universita' di Venezia in Storia del Cinema con una tesi su Harpo Marx), alla musica (suono un sacco di strumenti, non potete credere quanti e quanto male), rugby. E nuovi media.
- Cos'e' il progetto Italiani di Frontiera e come ti e' venuta quest'idea?

Meno di un anno fa, stavo solo tentando di immaginarmi come poter "sopravvivere" come giornalista freelance in aspettativa negli Usa, con mia moglie Pola insegnante di Scienze ed i figli (Alessandro 18, Francesca 16, ora felici studenti alla Gunn High School). Sapevo poco degli italiani della Baia. Tre email hanno cambiato il mio modo di vedere (e speriamo la mia vita): da Matteo Daste (Baia), Jeff Capaccio (Sviec) e Paolo Marenco (Silicon Valley Italian Study Tour). Ho capito dalle loro impegnate risposte che c'era una grossa storia che aspettava di essere racontata. E che questo era il momento giusto (non solo per il Super-Euro), in un fiorire di iniziative (Baia, Sviec, Mind the Bridge) ed anche il coinvolgimento dell'ambasciata Usa. In Italiani di Frontiera sto intervistando imprenditori, ricercatori, ingegneri. Alcuni giovani arrivati da poco, alcuni veterani che hanno fatto cose straordinarie, come Federico Faggin, Roberto Crea ed Enzo Torresi. Sono una miniera d'oro di ricordi, iniziative, sfide. Ancor piu' preziosi sono i loro pensieri e commenti critici sull'Italia, i suoi pregi ed i suoi difetti. Ora un blog, poi un sito web interattivo con video, Italiani di Frontiera diventera' un libro in Italia, sponsor il Centro Formazione Management del Terziario, per l'editore Francoangeli. E in testa ho molto altro ancora...
- Dopo aver trascorso un po' di tempo a Silicon Valley, come' cambiata la tua opinione sull'America e il modo di vivere americano?

Ero venuto la prima volta negli Usa 30 anni fa da giovane autostoppista. All'epoca questo era un altro mondo rispetto all'Italia. Furono le automobili enormi ed i comportamenti stereotipati a colpirmi maggiormente. Oggi le auto sono piu' piccole, sono ancora colpito da standardizzazione e prevedibilita' nella vita quotidiana. A volte mi sembrano divertenti, altre noiose. Ma capisco che queste regole rigide sono una base fondamentale per un Paese nulticulturale e multietnico. Nel frattempo, l'Italia e gli italiani sono diventati piu' standardizzati e stereotipati, dopo anni di piatto consumismo ed edonismo idiota, alimentato da una sovraesposizione di modelli televisivi. Ma a loro mancano quella base di regole e di senso civico, molto forti qui. Abbiamo ancora un senso della qualita' della vita, in termini di amicizia, cibo, bellezza. Mente a volte ho la sensazione che una parte dello stile di vita americano, nella sua rincorsa al successo, abbia ancora l'obbiettivo di fare soldi per esibire soldi e simboli dei soldi. E dopo... cos'altro?

- Dopo aver intervistato cosi' tanti "italiani" hai trovato qualche sorta di retroterra comune o archetipi condivisi?

Si', sicuramente. E piu' forte di quel che mi aspettassi. Forse per secoli ci siamo dovuti arrangiare e sopravvivere come individui di fronte a imprevisti. E le nostre radici classiche, molto piu' profonde di quanto ci rendiamo conto e ci ricordiamo, sono la base migliore per l'apertura mentale. Italiani laureati in antiquate Universita' italiane qui agiscono in modo fantastico. Molti di loro mi hanno detto che sentono di avere una speciale capacita' di risolvere i problemi al di fuori degli standard meglio degli altri. Qualcuno pensa addirittura che si possa riconoscere un software "fatto da italiani" per un tocco particolare di creativita' ed estetica...

- Una volta tornato in Italia, pensi che riuscirai a comunicare o condividere la tua esprienza?

Se non ci riusciro' la colpa sara' soltanto mia. Perch'e penso che i contenuti ed i pensieri espressi dagli Italiani di Frontiera abbiano un valore eccezionale, per quello che dal mio punto di vista e' oggi l'Italia. Cosi' tanti obbiettivi straordinari raggiunti grazie a italiani da ricordare, mente il Paese e' drammaticamente smemorato. E cosi' tanti esempi da studiare e seguire, nel lavorare sodo, in creativita', coraggio, sfida nella competizione globale, da parte di imprenditori e aziende. Per lo piu' ignorati, in un Paese rincretinito da polemiche locali e pettegolezzi idioti. Una nazione di emigranti, che ora pretende di isolarsi e di proteggersi, invece di sfruttare piu' ampiamente i propri talenti. Apriamo porte e finestre all'aria fresca, in Italia! Piu' web, piu' dimestichezza con l'inglese. Piu' modelli positivi per i giovani. Maggiori opportunita' per le idee ispirate. E piu' sguardi sull'estero, anche sugli Italiani della Baia!

- La comunita' italiana in California e' molto frammentata. Soltanto adesso gli Italiani cominciano ad esser consapevoli di far parte di una comunita', traendo vantaggio da questo. Cosa possono fare associazioni come Baia ed altre istituzioni come il Consolato italiano in questa direzione?

Possono agire con maggior forza, per costituire qui una comunita' potente. Ma penso davvero che in questo, incontri ed attivita' di collegamento debbano essere sostenuti da un forte sforzo culurale. Questo significa innanzitutto sapere quello che gli altri italiani stanno facendo qui. Poi essere consapevoli di quanto possa essere forte il loro contributo ed esempio non solo reciprocamente ma per il loro Paese. Le opportunita' per fare affari non sono abbastanza, abbiamo bisogno di un'attenta riflessione. Sulle doti che hanno consentito ad italiani di agire qui in modo fantastico: apertura mentale, improvvisazione, gusto estetico ecc. E di una riflessione critica su cosa sia d'ostacolo in Italia nel modo di fare impresa. E' uno sforzo culturale perche' dal mio lavoro emerge che cattive abitudini e tradizioni distorte (ad esempio l'estendere la famiglia alla gestione aziendale) rappresentano per l'Italia delle catene piu' gravose di un'infrastruttura antiquata e della mancanza di finanziamenti.

- Tornerai in California con un nuovo progetto?

A dire il vero sono pronto a restare... Scherzo (ma non troppo). Alla fine di luglio devo tornare a Reuters a Milano e finire il mio lavoro sul progetto. Per me e la mia famiglia sarebbe un sogno tornare per restare. Ci sono un sacco di argomenti e collegamenti sui quali lavorare, tra lItalia e la Baia. Potrei avere altri dieci progetti "start up" in testa, come una web radio, che richiedono temo un venture capitalist... perche' quest'avventura e' stata sinora autofinanziata a fatica. Un buon investimento per me, mia moglie e soprattutto per i miei figli teenager, nella loro esperienza internazionale di apertura mentale alla Gunn High School (mentre Ale, bomber del calcio, ha segnato 18 gol in 7 partite con gli Stanford Earthquakes...). Un nuovo progetto e' gia' parte di Italiani d Frontiera. Ho chiamato Italindiani alcune straordinari italiani nel West, scoperti dal mio amico Cesare Marino, antropologo alla Smithsonian Institution ed uno dei piu' eminenti esperti di nativi americani. Quasi sconosciuti sia qui che in Italia, meritano un libro a parte, poiche' hanno dato prova nei secoli scorsi dello stesso coraggioso spirito di Italiani di Frontiera, di cui tutti noi abbiamo bisogno per sfidare la Frontiera Gobale del Ventunesimo Secolo.
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Voglio ringraziare Roberto Bonzio per aver trovato il tempo per fare quest'intervista e per il lavoro incredibile che ha ha fatto in un periodo cosi' breve esplorando la comunita' italiana locale in cosi' poco tempo e mettendo in luce una lista inaspettatamente lunga di imprenditori, ricercatori e personaggi influenti.
Franco Folini

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Commenti

- Congratulazioni Roberto! La vibrante passione che metti nel tuo lavoro e molto palpabile, come e' ovvio il tuo talento nel trovare storie che "avevano bisogno di essere raccontate".
Ma soprattutto sono rimasto impressionato da una dichiarazione molto personale, che non e' facile sentire da italiani, io almeno non l'ho mai sentita: "Se non ci riesco, la colpa sara' soltanto mia"...
Non ho mai pensato di farmi un tatuaggio, ma se mai un giorno lo faro', questa frase sarebbe una buona candidata a comparire... Grazie.
Giorgio Ghersi (fondatore ed ex direttore di Baia ndr).

- E' stato un piacere incontrare Roberto alla Apple per un'intervista. Il suo retroterra e' affascinante e spero riesca a raggiungere un obbiettivo cosi' interessante: raccontare in un libro la storia di Italiani a Silicon Valley.
Cosa verra' dopo? un documentario? Sono qui per questo, visto che fare la cineasta e' il mio mestiere. Come ho detto a Roberto, e' dalla fondazione di Sviec nel 2004 che sto tentando di promuovere la realizzazione di un documentario del genere. Cosi' spero che i nostri percorsi si incrocino nuovamente. Ho molte ore di registrazioni di presentazioni ed interviste con alcuni di questi "fondatori di Silicon Valley" che potrebbero essere ben integrati nelle dimensioni di un documenario... ora si tratta solo di trovare uno o due sostenitori che credano in questo progetto... Grazie!
Enza Sebastiani (filmmaker e consulente Apple ndr).

- Milano, un giorno di pioggia, le 13 del 24 ottobre 2007. E' stato il momento del mio primo incontro con Roberto Bonzio, che all'epoca "sognava la California". In quell'incontro ho cercato di fornirgli una prima immagine di quel che stava succedendo in questo ponte tra Italia e Silicon Valley a partire dalla mia fantastica rete creata dal primo Silicon Valeey Study Tour nell'agosto 2005... SVIEC, Baia, Partnershop for Growth, poi Mind the Bridge, 1GN, Italian Angels for Growth e La Storia nel Futuro... abbiamo fatto un gran lavoro, che non dev'essere perduto. Grazie a Roberto, per averne scritto, con la sua grande penna!
Paolo Marenco

- Ciao Roberto Mi fa piacere sapere quanto vada tutto bene per voi. Prometto di comprare il libro! Saluti a te e la tua famiglia.
Mary Browne (manager Aer Lingus Milano ndr)

giovedì 15 maggio 2008

Sorpresa! Una star di Hollywood proprio dietro casa Bonzi.Us



Ma come, state da mesi in California e manco uno straccio di star di Hollywood? 
E' arrivato il momento del riscatto.
Guardate bene quest'asino (quello in centro): non vi pare di conoscerlo? 
Avanti, un piccolo sforzo... zampe corte, criniera a spazzola... compagno d'avventure di un colosso verdastro... Ebbene si' e ' proprio lui: l'asino di Shrek. O meglio, l'animale in carne ed ossa che ha ispirato gli autori del celeberrimo film di animazione. Attenzione: non solo nel disegno ma persino nella personalita'!
Qui il video.
L'asino al centro della foto si chiama Pericle ma per tutti e' Perry. Sta in un ampio recinto a poca distanza da casa nostra a Palo Alto nel Barron Park, assieme ad uno scorbutico compagno di nome Miner Forty-Niner (Niner, ennesimo omaggio ai cercatori d'oro del 1849).  Inutile dirlo, e' una celebrita'.
E' nostro vicino di casa ma la sua storia l'abbiamo scoperta solo ora. E potete leggerla nei particolari qui
Perry vive da tempo in questo piccolo parco, dove negli anni della guerra uno studioso olandese, Cornelis Bol, fuggito alla persecuzione nazista per riparare come ricercatore a Stanford, era arrivato con la numerosa famiglia, comprando una fattoria. 
Quella presenza di animali, tra cui alcuni asini che i bambini della zona potevano cavalcare, e' diventata una tradizione sopravvissuta ai Bol, cui e' intitolato il parco adiacente. E mentre tutta la zona si trasformava da area agricola in cuore dell'hi tech mondiale, quegli asini sono rimasti un'attrattiva per i bambini, curati amorevolmente da volontari, che ogni domenica li fanno uscire dall'ampio recinto, per la gioia dei piu' piccini.
 Perry, nato nel 1994, ci e' arrivato nel 1997. E quando gli animatori di Pacific Data Images (acquisita da Dreamworks) scoprirono che a meno di un miglio dalla loro sede, non lontana dalla via principale della valle, El Camino Real, c'erano degli asini che potevano ispirare il personaggio del film che avevano in cantiere, puntarono gli occhi su Niner. Che piuttosto vorace, tento' di divorare gli stivali di uno della troupe. Mentre Perry davanti alla cinepresa si dimostro' molto piu' versatile. E la sua caratteristica principale, l'insicurezza dovuta al fatto di esser stato separato troppo presto dalla madre, e' diventato il tratto principale del suo logorroico corrispettivo disegnato, doppiato nell'originale da Eddy Murphy.
 Non vi dico l'euforia suscitata da questa storia in Alessandro e Francesca, che dopo una ghiotta anticipazione del babbo, che ventilava star hollywoodiane dietro casa, si aspettavano quanto meno George Clooney e Pamela Anderson. 
Dieci minuti davanti a un asino non sono bastati a indovinare di quale diavolo di film stessimo parlando.
La foto immortala la gioiosa scoperta (ummmm, bzzzzzzzzz) da parte dei due. 

lunedì 21 aprile 2008

Alla scoperta di Google: ecco cosa ci ha raccontato Marco Marinucci



No, non siamo tornati nella sede Google di Mountain View, pochi chilometri da casa nostra.
Li' avevamo consumato un indimenticabile pranzo di Pasquetta, come raccontato in questo precedente post
Solo che ora potete leggere quello che ci aveva raccontato nell'occasione Marco Marinucci, ingegnere genovese di Google di cui siamo stati ospiti, in questo post su Italiani di Frontiera

Qui il resto del post

venerdì 18 aprile 2008

Se state usando un computer, il merito e' di questo signore



Distogliete per un attimo lo sguardo dal fascinoso brizzolato sulla destra e concentratevi sul signore a sinistra: chi e'?
Non lo riconoscete? Eppure, se state leggendo questo post al computer, e se potete usare un computer, il merito e' anche suo.
Si chiama Federico Faggin, e' di Vicenza ed e' uno dei padri del microchip, l'elemento chiave dei computer. 
E se usate un portatile, dovreste dirgli due volte grazie, visto che ha inventato pure il touch pad, quel tappetino che sostituisce il mouse...

Non sentitevi troppo in colpa, se non avete riconosciuto un italiano che ha contribuito a cambiare  la vita quotidiana dell'umanita'. 
In un Paese dove forse tutti sanno chi sia Platinette, un tipo di mezza eta' vestito da donna che sentenzia su tutto, quanti conoscono Enzo Torresi e Roberto Crea?
Abbiamo avuto la fortuna di incontrarli tutti, questi personaggi straordinari che vivono qui da anni e per una volta fan sentire orgogliosi di essere italiani.
Ingegnere informatico siciliano, Torresi, dopo esser stato avanguardia dell'impresa Olivetti a Silicon Valley, finita purtroppo tristemente, e' uno dei protagonisti di primo piano del mondo dell'hi tech.
Crea invece, chimico calabrese,  trent'anni fa, quando di anni ne aveva appena 29, appena arrivato in California ha dato un contributo fondamentale ad un'invenzione che ha rivoluzionato la medicina: l'insulina artificiale, che lancio' un settore allora pionieristico e oggi di primissimo piano, quello delle biotecnologie.
Torresi e Crea hanno parlato delle loro imprese con una modestia che ha dell'incredibile (per l'Italia, qui e' la regola che personaggi eccezionali siano gentili ed alla mano). 
Faggin ha invece esaminato con lucidita' e amarezza le ragioni dell'arretratezza dell'Italia, ricordando che in campo tecnologico, rispetto al resto del mondo, 40 anni fa il nostro Paese era molto piu' avanzato di oggi. 
Potete leggere di Torresi e Crea, come di molti altri, sul blog Italiani di Frontiera, che presto ospitera' anche l'intervento di Faggin.

venerdì 1 febbraio 2008

Palo Alto here we come! Casa, bici e Mercedes Bonz




Cari amici dei Bonzi.us

riemergiamo da Palo Alto dopo i primi giorni di buio informatico, non troppo semplici in un Paese in cui tutto si cerca, si conosce e si trova su Internet. Compreso come... installare Internet.
Un simpatico guatemalteco di Comcast è riuscito alla fine a farci partire la connessione, con qualche aiuto esterno (gli dicevano di scrivere IP configure e per 10 minuti si è disperato scrivendo IPI configure.. poi si è dannato perchè non partiva il casserotto ma alla fine ha trovato la soluzione: bisognava riaccendere l'interruttore).
Scrivo con davanti uno splendido giardino che i nostri gatti avrebbero dovuto contendere agli scoiattoli. Non ce lo siamo goduti granchè, visto che anche se ora c'è il sole, da quando siamo arrivati ha piovuto quasi ininterrottamente e fa un freddo a tratti boia. In questa stagione succede ma da anni, ci dicono, il maltempo non era così intenso.
Nel complesso abbiamo navigato tra duemila cose da sistemare e diversi imprevisti. Quaranta dollari per il trasformatore senza il quale
la Playstation di Alessandro non può funzionare (e consuma sigh quasi un fusibile al giorno...), rincorsa di mail all'ufficio vaccinazioni di Sesto (incredibilmente efficiente), poichè con tutti problemi sollevati dal consolato Usa, nessuno nè lì nè dalla Gunn High School ci aveva detto di portare i certificati delle vaccinazioni dei ragazzi... Così abbiamo fatto la conoscenza col sistema sanitario pubblico Usa. Gentli ed efficienti, anche se non proprio fulmini di guerra...
Intanto la casa, vecchiotta ma bella, è diventata meno spoglia di quando siamo arrivati (mancavano due dei tre letti).

Gli ottimi proprietari, Michael (origini polacche) e Karen (sangue irlandese) sono stati gentili. Gli dobbiamo piacere, visto siamo stati invitati ad una bellissima cena di famiglia dalla mamma di Michael, che abita in un gioiellino archiettonico non lontano, con uno stuolo di parenti e bambini. Ci siamo comportati bene e mi sono persino trattenuto dal suonare il pianoforte a coda... Figurone col panettone (licenza poetica) ma nessuna speranza di farlo chiamare così: "Do you like panettoni?" si legge così e amen, vagli spiegare che è "un panetton-E, due panetton-I".
Alessandro e Francesca, che alla cena erano simpaticamente venuti tirati per i capelli, alla fine hanno fatto grandi pr. Francesca ha socializzato con grandi e piccoli, Alessandro ha quasi risolto i suoi drammi monotematici: come vedere qualche partita del Milan sulla cable tv e come riuscire a giocare a calcio. Seguirete le sue gesta su
www.stanfordsoccerclub.com.
Le rogne sono più del previsto ma una dietro l'altra si risolvono. Dopo una settimana su un enorme Suv noleggiato, abbiamo comprato un minivan da Roy, origini giaponesi, sorridente, simpatico anche se un po' distratto: si era dimenticato una firma sul contratto.

Auto (vecchia Mazda, ribatezzata con immodestia Mercedes Bonz), trovata come la casa quand'eravamo ancora in Italia. Sempre su Craiglist, dove sabato scorso abbiamo battuto ogni record. Trovata bicicletta alle 9, contattato proprietario (ingegnere indiano) alle 9.30, alle 11 Alessandro già pedalava. Senza casco: l'abbiamo dovuto disinfettare per togliergli un micidiale odore di curry.

R.