lunedì 1 dicembre 2008

Il panzone su una Graziella turbo che mi ha fatto soffrire


La strada che da casa nostra a Palo Alto porta alla Stanford University, un panzone su una bicicletta improbabile e una bambina che arranca. Due incontri, una dura lezione.

Scena uno. Bimba caduta dalla bicicletta ad un incrocio, ginocchio sinistro e spalla destra sbucciate, qualche lacrima. 
Io e Pola la soccorriamo, il panzone su una specie di Graziella hi tech non si cura della bimba ma solo della sua bici a terra, oltre che del sacchetto appeso al manubrio. Ma e' sua figlia? Silenzio, la risposta probabilmente affermativa bisogna intuirla dallo sguardo. Strano tipo, non dico ringraziare...
Scena due, stesso incrocio qualche giorno dopo. Sto pedalando di buona lena, il panzone sulla Graziella viaggia, la ragazzina dietro arranca. 
E' questione di un attimo. Li' in fondo si intravede la torre di Stanford, ma davanti al dosso della strada io quasi mi fermo. Lui invece schizza come se avesse sentito la campanella dell'ultimo chilometro, sul rettilineo del traguardo. 
La Graziella hi tech deve avere un motorino nascosto perche' pesto sui pedali ma lui e' irraggiungibile. 
Mica facevamo la gara. Pero' mi secca. Mi era antipatico, il panzone sulla Graziella hi tech.
Dietro di lui la ragazzina arrancava. Pure lei irraggiungibile.

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