venerdì 27 giugno 2008

Faggin, Ame', Cavalli Sforza: Pola tra due poli












Perfettamente a mio agio o quasi tra due miti della scienza: alla mia destra Federico Faggin, uno dei padri del microchip e alla mia sinistra Luigi Luca Cavalli Sforza, genetista di fama mondiale.
Come sempre ammicco piu' a sinistra...

L'occasione indimenticabile, una cena a casa di Dina e Adalberto Viggiano, veterani italiani di Silicon Valley, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere alla cerimonia dei diplomi della Gunn High School, dove la loro nipote Emily, figlia di Frank, ingegnere Cisco, e' stata una dei tre studenti premiati come migliori del corso fra i 400 diplomati.

giovedì 26 giugno 2008

Balli karaoke, ipnotizzatore... e un cinquantone vinto alla festa della Graduation su una portaerei a Oakland



Dopo l' emozionante cerimonia della Graduation, i seniors della Gunn High School hanno celebrato il loro addio alla scuola superiore in una notte molto particolare. 
Un'enorme nave, probabilmente una portaerei attendeva gli studenti nel tenebroso porto di Oakland. All' interno, cibo e bevande a volonta', giochi (ho vinto 56 dollari acchiappando al volo in una cabina di vetro in un turbinio di banconote false anche tre vere... tra cui un cinquantone), karaoke e dance. 

Tuttavia, il momento clou della serata e stato l' arrivo dell' ipnotizzatore. 
Una ventina di volontari, tutti studenti della Gunn si sono sottoposti a questo delicato trattamento, in un mix di curiosita' e scetticismo. Dopo 5 minuti di ipnosi il pubblico era a bocca aperta: l' ipnotizzatore era realmente riuscito a '' prendere il controllo della mente'' dei volontari che obbedivano a qualsiasi suo comando. 
Un volontario abbastanza sovrappeso ha addirittura incominciato a fare flessioni su una mano, nel tentativo di obbedire al comando: " Now you are Rocky Balboa". 
Una ragazza invece era sul punto di togliersi i vestiti di dosso, convinta di essere Britney Spears durante un concerto, sotto gli sguardi esterrefatti ma divertiti dei suoi amici. Una volta risvegliati tuttavia, nessuno tra le "cavie" ricordava nulla. 
La serata stava rapidamente volgendo al termine e dopo altri 15 minuti di dance e consegne di premi vari, il ritorno a casa. Alle 5 del mattino.
Ale

lunedì 23 giugno 2008

Gradass.Us: intervistato in inglese, forse ora ho capito cosa ci sto a fare qui



Veder le cose dal di fuori aiuta. Noi tentiamo di farlo, raccontando la nostra avventura in California.
Poi capita che un imprenditore e amico (grazie Franco!) ti chieda un'intervista in inglese per il sito della Business Association Italy America, con tanto di foto e logo Italiani di Frontiera.
E che dalle risposte finalmente cominci io stesso a capire che ci sto a fare qui.
Qui il link al post su Italiani di Frontiera che rimanda all'intervista.
Di seguito la traduzione in italiano.

Ecco il testo dell'intervista.

- Un paio di mesi fa ho ricevuto una email da Roberto Bonzio che mi chiedeva un'intervista. Roberto mi diceva che era qui a Silicon Valley per alcuni mesi per un progetto sugli italiani.
Dopo poche email abbiamo fissato un appuntamento e pochi giorni dopo ci siamo incontrati nel mio ufficio. Abbiamo parlato per due ore delle mie esperienze negli Usa e della mia azienda, Novedge. Un paio di giorni dopo Roberto ha pubblicato l'intervista sul suo blog, Italiani di Frontiera. L'ho letta e sono rimasto stupito nello scoprire quanto Roberto fosse stato capace di cogliere dalla nostra chiacchierata. Malgrado avesse preso pochi appunti, aveva capito tutti i particolari del nostro sistema online e delle nostre strategie, cosi' come i punti di forza e di debolezza della nostra azienda.
Impressionato dalle capacita' professionali di Roberto, sono diventato un avido lettore del suo blog, scoprendo una miniera di articoli, storie e persone interessanti. Pur non essendo io stesso un giornalista, ho voluto restituire il favore a Roberto invitandolo cosi' ad essere intervistato sul blog di Baia. Ecco le mie domande e le sue risposte.
- Roberto ci puoi dire qualcosa di te e della tua professione?

Sono nato a Mestre Venezia, ho iniziato a lavorare cone cronista al quotidiano di Venezia Il Gazzettino, come mio nonno Roberto, mio padre Giovanni "Gibo" e oggi mio fratello Giampaolo. Nel 1986 sono andato al Giorno, quotidiano nazionale di Milano, passando a Reuters nel 2001. Essere intraprendente ed anticonformista spesso non e' d'aiuto, lavorando in Italia, anche nei media. Ho avuto piu' occasioni con reportage in giro per il mondo per delle riviste. Poi ho trovato in Reuters una fantastica occasione per del buon giornalismo ed una prospettiva internazionale. E nel web l'ambiente ideale per la mia disordinata curosita'. Che va dai film (mi sono laureato all'Universita' di Venezia in Storia del Cinema con una tesi su Harpo Marx), alla musica (suono un sacco di strumenti, non potete credere quanti e quanto male), rugby. E nuovi media.
- Cos'e' il progetto Italiani di Frontiera e come ti e' venuta quest'idea?

Meno di un anno fa, stavo solo tentando di immaginarmi come poter "sopravvivere" come giornalista freelance in aspettativa negli Usa, con mia moglie Pola insegnante di Scienze ed i figli (Alessandro 18, Francesca 16, ora felici studenti alla Gunn High School). Sapevo poco degli italiani della Baia. Tre email hanno cambiato il mio modo di vedere (e speriamo la mia vita): da Matteo Daste (Baia), Jeff Capaccio (Sviec) e Paolo Marenco (Silicon Valley Italian Study Tour). Ho capito dalle loro impegnate risposte che c'era una grossa storia che aspettava di essere racontata. E che questo era il momento giusto (non solo per il Super-Euro), in un fiorire di iniziative (Baia, Sviec, Mind the Bridge) ed anche il coinvolgimento dell'ambasciata Usa. In Italiani di Frontiera sto intervistando imprenditori, ricercatori, ingegneri. Alcuni giovani arrivati da poco, alcuni veterani che hanno fatto cose straordinarie, come Federico Faggin, Roberto Crea ed Enzo Torresi. Sono una miniera d'oro di ricordi, iniziative, sfide. Ancor piu' preziosi sono i loro pensieri e commenti critici sull'Italia, i suoi pregi ed i suoi difetti. Ora un blog, poi un sito web interattivo con video, Italiani di Frontiera diventera' un libro in Italia, sponsor il Centro Formazione Management del Terziario, per l'editore Francoangeli. E in testa ho molto altro ancora...
- Dopo aver trascorso un po' di tempo a Silicon Valley, come' cambiata la tua opinione sull'America e il modo di vivere americano?

Ero venuto la prima volta negli Usa 30 anni fa da giovane autostoppista. All'epoca questo era un altro mondo rispetto all'Italia. Furono le automobili enormi ed i comportamenti stereotipati a colpirmi maggiormente. Oggi le auto sono piu' piccole, sono ancora colpito da standardizzazione e prevedibilita' nella vita quotidiana. A volte mi sembrano divertenti, altre noiose. Ma capisco che queste regole rigide sono una base fondamentale per un Paese nulticulturale e multietnico. Nel frattempo, l'Italia e gli italiani sono diventati piu' standardizzati e stereotipati, dopo anni di piatto consumismo ed edonismo idiota, alimentato da una sovraesposizione di modelli televisivi. Ma a loro mancano quella base di regole e di senso civico, molto forti qui. Abbiamo ancora un senso della qualita' della vita, in termini di amicizia, cibo, bellezza. Mente a volte ho la sensazione che una parte dello stile di vita americano, nella sua rincorsa al successo, abbia ancora l'obbiettivo di fare soldi per esibire soldi e simboli dei soldi. E dopo... cos'altro?

- Dopo aver intervistato cosi' tanti "italiani" hai trovato qualche sorta di retroterra comune o archetipi condivisi?

Si', sicuramente. E piu' forte di quel che mi aspettassi. Forse per secoli ci siamo dovuti arrangiare e sopravvivere come individui di fronte a imprevisti. E le nostre radici classiche, molto piu' profonde di quanto ci rendiamo conto e ci ricordiamo, sono la base migliore per l'apertura mentale. Italiani laureati in antiquate Universita' italiane qui agiscono in modo fantastico. Molti di loro mi hanno detto che sentono di avere una speciale capacita' di risolvere i problemi al di fuori degli standard meglio degli altri. Qualcuno pensa addirittura che si possa riconoscere un software "fatto da italiani" per un tocco particolare di creativita' ed estetica...

- Una volta tornato in Italia, pensi che riuscirai a comunicare o condividere la tua esprienza?

Se non ci riusciro' la colpa sara' soltanto mia. Perch'e penso che i contenuti ed i pensieri espressi dagli Italiani di Frontiera abbiano un valore eccezionale, per quello che dal mio punto di vista e' oggi l'Italia. Cosi' tanti obbiettivi straordinari raggiunti grazie a italiani da ricordare, mente il Paese e' drammaticamente smemorato. E cosi' tanti esempi da studiare e seguire, nel lavorare sodo, in creativita', coraggio, sfida nella competizione globale, da parte di imprenditori e aziende. Per lo piu' ignorati, in un Paese rincretinito da polemiche locali e pettegolezzi idioti. Una nazione di emigranti, che ora pretende di isolarsi e di proteggersi, invece di sfruttare piu' ampiamente i propri talenti. Apriamo porte e finestre all'aria fresca, in Italia! Piu' web, piu' dimestichezza con l'inglese. Piu' modelli positivi per i giovani. Maggiori opportunita' per le idee ispirate. E piu' sguardi sull'estero, anche sugli Italiani della Baia!

- La comunita' italiana in California e' molto frammentata. Soltanto adesso gli Italiani cominciano ad esser consapevoli di far parte di una comunita', traendo vantaggio da questo. Cosa possono fare associazioni come Baia ed altre istituzioni come il Consolato italiano in questa direzione?

Possono agire con maggior forza, per costituire qui una comunita' potente. Ma penso davvero che in questo, incontri ed attivita' di collegamento debbano essere sostenuti da un forte sforzo culurale. Questo significa innanzitutto sapere quello che gli altri italiani stanno facendo qui. Poi essere consapevoli di quanto possa essere forte il loro contributo ed esempio non solo reciprocamente ma per il loro Paese. Le opportunita' per fare affari non sono abbastanza, abbiamo bisogno di un'attenta riflessione. Sulle doti che hanno consentito ad italiani di agire qui in modo fantastico: apertura mentale, improvvisazione, gusto estetico ecc. E di una riflessione critica su cosa sia d'ostacolo in Italia nel modo di fare impresa. E' uno sforzo culturale perche' dal mio lavoro emerge che cattive abitudini e tradizioni distorte (ad esempio l'estendere la famiglia alla gestione aziendale) rappresentano per l'Italia delle catene piu' gravose di un'infrastruttura antiquata e della mancanza di finanziamenti.

- Tornerai in California con un nuovo progetto?

A dire il vero sono pronto a restare... Scherzo (ma non troppo). Alla fine di luglio devo tornare a Reuters a Milano e finire il mio lavoro sul progetto. Per me e la mia famiglia sarebbe un sogno tornare per restare. Ci sono un sacco di argomenti e collegamenti sui quali lavorare, tra lItalia e la Baia. Potrei avere altri dieci progetti "start up" in testa, come una web radio, che richiedono temo un venture capitalist... perche' quest'avventura e' stata sinora autofinanziata a fatica. Un buon investimento per me, mia moglie e soprattutto per i miei figli teenager, nella loro esperienza internazionale di apertura mentale alla Gunn High School (mentre Ale, bomber del calcio, ha segnato 18 gol in 7 partite con gli Stanford Earthquakes...). Un nuovo progetto e' gia' parte di Italiani d Frontiera. Ho chiamato Italindiani alcune straordinari italiani nel West, scoperti dal mio amico Cesare Marino, antropologo alla Smithsonian Institution ed uno dei piu' eminenti esperti di nativi americani. Quasi sconosciuti sia qui che in Italia, meritano un libro a parte, poiche' hanno dato prova nei secoli scorsi dello stesso coraggioso spirito di Italiani di Frontiera, di cui tutti noi abbiamo bisogno per sfidare la Frontiera Gobale del Ventunesimo Secolo.
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Voglio ringraziare Roberto Bonzio per aver trovato il tempo per fare quest'intervista e per il lavoro incredibile che ha ha fatto in un periodo cosi' breve esplorando la comunita' italiana locale in cosi' poco tempo e mettendo in luce una lista inaspettatamente lunga di imprenditori, ricercatori e personaggi influenti.
Franco Folini

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Commenti

- Congratulazioni Roberto! La vibrante passione che metti nel tuo lavoro e molto palpabile, come e' ovvio il tuo talento nel trovare storie che "avevano bisogno di essere raccontate".
Ma soprattutto sono rimasto impressionato da una dichiarazione molto personale, che non e' facile sentire da italiani, io almeno non l'ho mai sentita: "Se non ci riesco, la colpa sara' soltanto mia"...
Non ho mai pensato di farmi un tatuaggio, ma se mai un giorno lo faro', questa frase sarebbe una buona candidata a comparire... Grazie.
Giorgio Ghersi (fondatore ed ex direttore di Baia ndr).

- E' stato un piacere incontrare Roberto alla Apple per un'intervista. Il suo retroterra e' affascinante e spero riesca a raggiungere un obbiettivo cosi' interessante: raccontare in un libro la storia di Italiani a Silicon Valley.
Cosa verra' dopo? un documentario? Sono qui per questo, visto che fare la cineasta e' il mio mestiere. Come ho detto a Roberto, e' dalla fondazione di Sviec nel 2004 che sto tentando di promuovere la realizzazione di un documentario del genere. Cosi' spero che i nostri percorsi si incrocino nuovamente. Ho molte ore di registrazioni di presentazioni ed interviste con alcuni di questi "fondatori di Silicon Valley" che potrebbero essere ben integrati nelle dimensioni di un documenario... ora si tratta solo di trovare uno o due sostenitori che credano in questo progetto... Grazie!
Enza Sebastiani (filmmaker e consulente Apple ndr).

- Milano, un giorno di pioggia, le 13 del 24 ottobre 2007. E' stato il momento del mio primo incontro con Roberto Bonzio, che all'epoca "sognava la California". In quell'incontro ho cercato di fornirgli una prima immagine di quel che stava succedendo in questo ponte tra Italia e Silicon Valley a partire dalla mia fantastica rete creata dal primo Silicon Valeey Study Tour nell'agosto 2005... SVIEC, Baia, Partnershop for Growth, poi Mind the Bridge, 1GN, Italian Angels for Growth e La Storia nel Futuro... abbiamo fatto un gran lavoro, che non dev'essere perduto. Grazie a Roberto, per averne scritto, con la sua grande penna!
Paolo Marenco

- Ciao Roberto Mi fa piacere sapere quanto vada tutto bene per voi. Prometto di comprare il libro! Saluti a te e la tua famiglia.
Mary Browne (manager Aer Lingus Milano ndr)

giovedì 19 giugno 2008

Siate affamati, siate folli: i preziosi consigli di Steve Jobs da far sentire ai nostri ragazzi




Tre anni fa, alla cerimonia delle lauree, l'Universita' di Stanford ha invitato Steve Jobs
Al creatore di Apple che lancio' il leggendario Mac, tocco' di essere estromesso dalla sua stessa azienda, per farvi ritorno trionfalmente piu' tardi, dopo aver creato gli studi di animazione Pixar, con altre intuizioni straordinarie a partire da iPod.
Jobs (celebre per essere un genio dal carattere terribile), dato in adozione alla nascita dalla madre, mai laureato e nemmeno diplomato, ha concentrato in un discorso straordinario lo spirito di Silicon Valley, di cui e' il piu' celebre guru. 
Non rinunciate mai a inseguire i vostri sogni, affidandovi al cuore e all'istinto. 
Imparate dalle sconfitte, che sono il vero trampolino di lancio verso straordinari successi.
Siate affamati (di scoprire e tentare cose nuove), siate folli (pensate e agite fuori dagli schemi), dice Jobs ai ragazzi. Spingendo la sua riflessione sino a temi esistenziali, come la morte.
Quindici minuti di lezione straordinaria, in due video (sottotitolati in italiano), da far vedere ai nostri ragazzi. 
Qui la prima parte, qui la conclusione dei discorso di Jobs.

giovedì 12 giugno 2008

Gunn High School Graduation 2008: varia umanita' sul prato



Seconda serie di foto dalla Graduation di Ale. 
Commossi sotto il sole, sul prato della Gunn High School, parenti, amici e personaggi bizzarri di ogni etnia.
 Qui la galleria fotografica (by Pola la bellissima foto dei cappelli in volo).

mercoledì 11 giugno 2008

Gunn High School Graduation 2008: brividi, sorrisi e cappelli in aria



E' finita da poche ore e ci sarebbero tante cose da dire, sulla cerimonia di consegna dei diplomi che ha segnato di fatto la fine dell'anno scolastico alla Gunn High School prequentata da Alessandro e Francesca. 
La banda che suona, centinaia di familiari e amici emozionati su un grande prato sotto il sole per ore, un rapper famoso come ospite d'onore, a raccontare come ce l'ha fatta.
Ale e gli altri con toghe e cappelli. Lanciati in aria alla fine, come visto in mille film. 
Ma soprattutto, parole non retoriche, discorsi ispirati dal senso civico e dalla consapevolezza di esser parte di una comunita', che sfida tempi difficili: la globalizzazione, l'innovazione, cambiamenti sempre piu' rapidi da affrontare.
Per ora intanto, qui la prima galleria di foto. 

Qui il resto del post

Dopo qualche giorno possiamo ammetterlo: Olanda-Italia ci ha fatto soffrire anche qui a Palo Alto


C'e voluto qualche giorno per metabolizzare ma ora possiamo confessarlo: anche a Palo Alto abbiamo sofferto eccome per il disastroso 3-0 rimediato dall'Olanda agli Europei. 
Qui era tarda mattinata, abbiamo visto la partita su uno strepitoso schermo gigante HD a casa di Nathan, ospiti dei suoi genitori, Isaac e Simona, nostri cari amici, che ha reso ancora piu' impietoso lo spettacolo. 
E tutti tifavano Italia. Tranne Jenna, olandese, maglietta orange d'ordinanza, che ad ogni gol ha gioito compostamente, telefonando sottovoce al babbo, per non affondare il coltello.
Ale ha esibito alcuni dei suoi simpatici numeri di distaccato fair play imparati a San Siro (non sono nemmeno riferibili) che tanto ci inorgogliscono. 
Francesca era a scuola, con la stessa maglietta azzurra appena comprata al Caffe' Roma di San Francisco, che non ha portato granche' fortuna.
 L'allegra foto ritrae il momento del pranzo, preparato da Simona, consumato all'intervallo. Alla fine le facce erano ancora piu' tetre e Jenna si e' defilata, dandoci un'altra lezione di discrezione, a noi buzzurri. 
Sembra che domani non ci saranno amiche rumene nei dintorni...

Aspettando la Graduation... svelati gli X Files del Prom!



Il Prom e' stato uno degli eventi piu' seguiti, a giudicare da quanto scrittoci da diversi amici dei Bonzi.Us... ma com'era, come' andata e cosa e' successo?
Inutile chiederlo ai diretti interessati, per settimane ci siamo accontentati delle foto di rito nel giardino che avevamo scattato noi, poi e' arrivato un resoconto ultratardivo di Francesca. 
All'improvviso da un archivio a noi precluso, spuntano le foto del Prom 2008!
E quindi in clamoroso ritardo ma al momento giusto per alzare la pressioni in attesa di un altro evento clou, la cerimonia dela Graduation prevista fra poche ore, alcune sospirate immagini dagli X Files del Gunn High School Prom 2008.   
Qui la galleria fotografica.


lunedì 9 giugno 2008

Conto alla rovescia, Ale si prepara alla "Graduation" virtuale



Pochi giorni ancora e Ale partecipera' ad un altro evento importante della Gunn High School, l'attesa cerimonia della "graduation". Che per lui sara' "virtuale". Nel senso che a lui verra' consegnato un attestato e non il diploma, visto che dovra' frequentare un altro anno in Italia.
Cerimonia, picn nic e"Grad Night" festa che durera' tutta la notte. 
Intanto si fanno le prove, anche con la toga...


martedì 3 giugno 2008

El Camino Real

                                             Palo Alto verso la fine dell'Ottocento

Prendo spunto dalla lettera di Cristiana  che ci e' venuta a trovare a Palo Alto con Giampaolo e che custodisce nel cuore bellissimi ricordi.
 La sua nostalgia e' anche un po' la mia, perche' il tempo vola e io non vorrei dimenticare tutte le emozioni che questo paese mi ha dato. 
Parlero' di El Camino Real, la statale  che collega fin dal 1823 San Francisco al Sud della California. passando per le 21  missioni da  quella di San Diego  a Mission Sonoma .
El Camino Real e' stato il primo contatto stabilito con Palo Alto. Con le sue costruzioni basse, i locali da spuntino, i motel e le macchie di verde qua e la'. Alcune insegne  si ripetono: "Long Drugs; Walgreens; Starbucks Coffee; Taco Bell  e certe volte ti domandi: ma sono a Palo Alto o Mountain View o a  Sunnyvales?
 El Camino e' stato per me  anche  un' ancora  di salvezza quando, un po' disorientata mi  aggiravo di notte in auto dopo aver accompagnato i miei figli a qualche party, in cerca della via di casa ed improvvisamente, svoltato l'angolo lo trovavo, la', pronto ad accogliermi con il suo  traffico costante,  tranquillo; rifugio sicuro perche' , da El Camino arrivare a casa era  un gioco da ragazzi .
  Ma tornando al primo impatto, El camino Real richiama alla mente la   strada polverosa che attraversava la classica citta' del West come ce la ricordiamo nei film: strada centrale con ai margini: saloon, stalle, la postazione dello sceriffo. Ecco le case sono un po' diverse ma sempre basse, ci sono le auto, non i cavalli e non c'e' il polverone che si solleva, eppure guardando El Camino si puo' immaginare cosa ci fosse allora.
 Cosi' sono rimasta piacevolmente colpita quando ho visto una serie di tavole con tanto di fotografie di Palo Alto di fine ottocento.  Era proprio cosi' , una citta del West attraversata da una strada che collegava la parte Sud della penisola con  San Francisco (tempo di percorrenza stimato: tre giorni a cavallo, sempre che le condizioni lo permettessero. Altrimenti nella stagione piovosa, giro di tutta la collina impiegandoci anche un mese.
Oggi El Camino taglia per il lungo tutto lo stato da San Diego,  passando per Los Angeles e San Francisco, per le Universita' di Stanford e Santa Clara, su fino all'Oregon e al Washington State. E' la Highway 101 ma per molti rimane El Camino Real, la strada dei Re. 



Capobianco e Marinucci a cena: Italiani di Frontiera invadono pure Bonzi.Us



Un blog tutto dedicato a loro non gli bastava. Macche', gli Italiani di Frontiera invadono pure lo spazio domestico (e il blog) dei Bonzi.Us. 
Ed e' cosi' che nello scorso week end, attirati da un'avventata promessa di bigoi in salsa, Fabrizio Capobianco (Funambol) e Marco Marinucci (Google) si sono presentati a cena. Mica soli, troppo facile. Con rispettive mogli e figlie. Che grazie al cielo (merito delle mamme...) hanno preso poco dai papa'.
  

Miss Capobianco e miss Marinucci hanno esplorato il misterioso (?) giardino dei Bonzi.Us, poi si sono allegramente fiondate su salame e pasta. Non meno voraci dei genitori.
Quanto alle mamme, Angela e Cory, avete presente quelle mammine italiane nevrotiche che fino all'altro ieri pensavano solo a scarpe, borsetta e carriera e quando sfornano un primogenito sono tutte pappine col cronometro e parlano solo di pannolini e poi attento di qua e attento di la'... ecco, tutto l'opposto.  Un piatto di pasta e via, che giochino per conto loro. Finalmente delle bambine che sono una piacevole compagnia e sanno stare tra gli adulti con naturalezza e senza far storie, alla faccia dei tanti bambocci pedanti e viziati. 
Per non essere da meno, i Bonzi.Us hanno schierato i loro, di "bambini", Ale e Francesca in versione "che carine queste bimbe", cui ha concesso pure l'amato "orsacchiotto" poco piu' piccolo di un Grizzly. Di rinforzo (aggiungi un posto a tavola, che c'e' un amico in piu'...) pure Julian from Danmark, compagno di scuola che ormai fa quasi parte della famiglia. Anche lui ha apprezzato i bigoi preparati con sapiente maestria da Pola, che per l'occasione ha pure scovato degli spaghetti integrali. Le bimbe saranno anche state brave a non annoiarsi. Ma e' pur vero che non tutte le case della California possono vantare un'intrigante collezione di nasi finti come quella dei Bonzi.Us (clown, gatto, maiale, Groucho... per ora).
 Gran bella serata. E gia' si minaccia un bis....  

Qui la galleria fotografica.